La toxoplasmosi è una malattia molto diffusa in Italia, circa il 60-70% della popolazione, infatti, la contrae, senza però nemmeno rendersene conto. Il virus è, infatti, quasi del tutto asintomatico, si possono avvertire solo qualche linea di febbre, stanchezza ed un po’ di debolezza, sintomi talmente comuni che difficilmente ricondurremo alla malattia. Una malattia così innocua che però spaventa terribilmente nei nove mesi della gravidanza. Questo perché anche se a noi non crea problemi, è molto pericolosa, invece, per il feto. Il virus è in grado di attraversare la placenta ed infettare anche il feto, il quale ancora troppo debole per contrastarlo potrebbe riportare seri danni neurologici. È uso comune perciò pensare che nei nove mesi della gravidanza bisogna stare lontane dai gatti, allontanare gli animali domestici dall’abitazione e correre ai ripari qualora ce ne sia uno nei paraggi. In realtà, anche se è vero che il gatto è il principale conduttore del virus, non è la principale causa di contagio, ed in ogni caso con qualche piccola accortezza ci si può tranquillamente convivere.
Innanzitutto tra i primi test da fare in gravidanza c’è appunto quello che riguarda la toxoplasmosi. Infatti, se l’esito del test ci dirà che in passato, pur non sapendolo abbiamo già contratto il virus, non avremo di cui preoccuparci, in quanto disponiamo di un anticorpo che ci rende immuni al virus. Se in caso contrario risulterà che non abbiamo mai contratto il virus bisognerà seguire alcune regole nel corso della gravidanza per evitare che questo accada.
La toxoplasmosi nel gatto
Il gatto contrae la malattia se mangia roditori o piccoli uccelli o se viene nutrito con carne cruda. In linea di massima un gatto che vive in appartamento senza mai uscire all’aperto e che viene adeguatamente nutrito non rischia di contrarre la malattia. Così come per l’uomo anche per l’animale il virus non è particolarmente grave, a meno che il gatto non sia già indebolito da altre malattie quali FIV o Felv. Con un veloce test dal veterinario possiamo facilmente sapere se il gatto ha contratto o meno il virus.
Come comportarsi con il gatto durante la gravidanza
In ogni caso non drammatizziamo subito ritenendo necessario allontanare il nostro povero gatto domestico dall’abitazione. Il gatto non è comunque la principale causa di contagio, pertanto oltre al nostro amico felino dovremmo stare attente a molte altre cose, quali carne cruda, insaccati, dovremmo lavare gli ortaggi con molta cura e toccare la terra solamente con i guanti. Questo perché dall’animale il virus può passare al terreno, quindi alle coltivazioni e a tutti gli altri animali che pascolano sugli stessi campi. Il contagio quindi è veloce ed invisibile. Come già detto difficilmente un gatto domestico contrae la malattia, a meno che non esca in giardino ed entri in contatto con animali randagi. È inoltre altamente improbabile contrarre la malattia semplicemente coccolando il gatto o condividendo i stessi ambienti domestici. Per contrarre la malattia dobbiamo entrare in contatto con il parassita che però si trova all’interno dell’intestino dell’animale e può essere quindi espulso solo attraverso le feci. Anche qui però c’è da dire che non è il parassita stesso a venire espulso ma solamente le sue uova, le quali si schiudono dopo circa 2-3 giorni, con il giusto grado di umidità e ad una temperatura di circa 25°. Se anche tutto ciò dovesse verificarsi si può facilmente ovviare al problema pulendo quotidianamente la lettiera del gatto, munendosi, in via precauzionale di guanti, o meglio ancora delegando il compito a qualcun altro. Possiamo quindi stare certi che, seguendo queste piccole accortezze, la gravidanza scorra tranquilla senza dover allontanare il gatto da casa.