martedì, Dicembre 3LEGA DEL CANE - SEZIONE DI CARBONIA
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Vacanza/volontariato per salvare le tartarughe marine

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Le tartarughe marine “Caretta Caretta” sono una specie che popola il Mar Mediterraneo, dividendosi tra le spiagge che scelgono come luogo dove deporre le uova, dislocate tra Italia, Grecia, Cipro, Turchia e Libia, i bassi fondali ed il mare aperto. Questa specie che vive, insieme ad altre sei, nei nostri mari, risente però delle attività umane ed è, perciò, a rischio estinzione.

I pericoli per le Caretta caretta

Tra le varie attività umane che danneggiano l’habitat delle tartarughe marine e mettono a repentaglio la loro stessa incolumità, vi è in primis la pesca. Si stima, infatti, che nelle acque del Mediterraneo, ogni anno, rimangano incastrate nelle reti da pesca, circa 150.000 tartarughe, 40.000 delle quali non riescono a sopravvivere, e molte altre vengano rilasciate in mare nonostante le gravi ferite riportate. Un importante zona di migrazione, inoltre, si trova propria nello stretto di Messina, zona battuta da pescatori, che spesso pescano all’amo proprio le tartarughe marine dirette ai siti di nidificazione. Anche in questo caso, purtroppo la mortalità è alta, si stima, infatti, che si aggiri attorno al 40% degli esemplari accidentalmente catturati. Un altro fattore che influisce negativamente sulla vita delle Caretta caretta è la drastica riduzione delle zone di nidificazione. Questo a causa dell’impossessamento, da parte dell’uomo delle spiagge, a scopi turistici, commerciali o residenziali. Infine, nonostante per fortuna il bacino del Mediterraneo non sia ancora fortemente influenzato da questo fattore, tra i rischi che corrono le tartarughe vi è anche l’inquinamento delle acque.

Ecco chi combatte ogni giorno per garantire la salvezza della specie

Proprio in Italia, nei principali siti di nidificazione delle Caretta caretta, le quali, assieme alle Chelonia Mydas, sono le uniche due specie a nidificare nel Mediterraneo, sorgono associazioni di volontariato che ogni giorno si battano per garantire un futuro alle tartarughe marine. Le spiagge in questione sono concentrate nel sud Italia e nelle isole, proprio quelle zone ad alta concentrazione turistica, e, proprio per questo motivo, tra i principali compiti dei volontari c’è quello di controllare i nidi, tenendo lontani bagnanti e curiosi ed assicurandosi che, al momento della schiusa, i nuovi piccoli arrivati raggiungano sani e salvi l’acqua. Ovviamente la vita nei centri di volontariato non è tutta rosa e fiori e, oltre all’emozione di assistere alle nuove nascite, ci sono anche compiti ed accadimenti che preferiremmo non dover avere. Perché se il problema dei nidi si può facilmente risolvere con un po’ di controllo, quello degli incidenti in alto mare, tra pescatori, imbarcazioni e spazzatura vagante sembra essere più duro da battere. I volontari, infatti, pattugliano le acque che portano ai vari siti di nidificazione, le zone di transito delle migrazioni e i mari che si stima siano popolati dalle tartarughe, e, sfortunatamente, non è raro imbattersi in esemplari feriti. Questi vengono portati ed accuditi nei centri durante tutto il periodo riabilitativo, ricevendo cure ed amore, e successivamente, e con le dovute precauzioni, rilasciati in mare.

Una vacanza d’amore

Tutti questi centri, che come detto sono sparsi sulle coste affacciate sulle acque del Mediterraneo, sono aperti a chiunque. Fissi, ovviamente vi sono i veterinari ed i volontari esperti, ma chiunque voglia apportare il proprio contributo può facilmente iscriversi. Tra gli altri vi sono il centro di Brancaleone in Calabria, i campi del WWF e di Legambiente a Lampedusa , il Filicudi Wildlife Conservation delle isole Eolie, ecc. Tutti non richiedono particolari competenze se non l’amore per gli animali e la passione per fare la differenza. Con un piccolo contributo si può soggiornare in uno dei centri, dove seguiremo dei corsi esplicativi con tanto di attestato di partecipazione alla fine di esso e potremo seguire i volontari più esperti in tutte le loro attività, compreso soggiornare all’aperto, notte e giorno, piantonando i nidi, e, se saremo fortunati, assisteremo alla schiusa.


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