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Sparita un’intera colonia di pinguini

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È di alcune settimane fa la notizia della scomparsa di un’intera colonia di pinguini. Una tragedia, una strage che ha ucciso migliaia di esemplari, in quella che è stata definita una vera e propria catastrofe.

La colonia di pinguini di Hallery

Colonia di Hallery
Colonia di pinguini imperatore

La colonia di pinguini viveva nella baia di Hallery, affacciata sul mare di Weddell, in Antartide da diverse generazioni. Qui si trovavano circa 25 mila coppie di pinguini imperatori, la più grande colonia del mondo. I pinguini imperatore, inoltre, sono tra le specie più grandi di pinguini, con il loro metro e 30 di altezza e i 40 chilogrammi di peso.

La colonia di Hallery ospitava quasi il 10% di tutta la popolazione mondiale di pinguini imperatori.

Quella che la colonia riteneva un luogo sicuro si è trasformata in orrore, divenendo preda di un susseguirsi di disastri ambientali, ripetutosi per tre anni, che hanno portato a migliaia di morti, tra gli esemplari più giovani.

La notizia della scomparsa dei pinguini

Colonia di pinguini imperatore
Coppia di pinguini imperatori con pulcini

A lanciare l’allarme sono stati i ricercatori del British Antarctic Survey, Peter T. Fretwell e Philip N. Trathan. La BAS si occupa di ricerca, tutela e divulgazione scientifica, su tutto ciò che avviene nei territori dell’Antartide.

I ricercatori sconcertati e preoccupati hanno divulgato la notizia: la colonia di Hallery è quasi del tutto sparita. Le coppie rimaste non sono in grado di crescere i piccoli, per colpa dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai.

Gli anni di ricerca hanno dimostrato come la colonia sia drasticamente diminuita, arrivando sull’orlo della fine. La baia di Hallery, infatti, non è più un luogo sicuro, ma i pinguini imperatore non conoscono altro luogo all’infuori di questo.

Per determinare la gravità della situazione i ricercatori hanno monitorato la baia per diversi anni ed esaminato attentamente le immagini satellitari.

Lo scioglimento dei ghiacciai

Colonia di Hallery
Pulcino di pinguino imperatore

I ghiacciai della Baia di Hallery sono un luogo sicuro da oltre 60 anni. Per questo motivo la colonia di pinguini imperatori ha deciso di far nascere e crescere i propri piccoli in questo luogo.

Ma dal 2016 qualcosa è cambiato. Nell’Ottobre di quell’anno i ghiacciai marini stabili si sono sciolti, con diversi mesi di anticipo, dando vita alla prima delle grandi catastrofi.

Ma ad Ottobre i piccoli di pinguini imperatore non sono ancora in grado di nuotare. Per questa ragione, nel momento in cui il ghiaccio sotto le loro zampe viene meno, non hanno alcun modo di salvarsi.

I piccoli di pinguino imperatore impiegano diversi mesi per imparare a nuotare e nessuno nel mese di Ottobre è già pronto ad affrontare il mare aperto.

Ma quello del 2016, sfortunatamente, non fu un evento isolato. Lo stesso scenario si è ripetuto nel 2017 e nel 2018. Ormai la Baia di Hallery non è più un posto sicuro. Ma non è tutto sono ben 3 anni che le coppie dell’allora popolosa colonia non riescono a crescere i loro piccoli e non ci sono più esemplari giovani.

La colonia di pinguini imperatore di Hallery è quasi del tutto scomparsa.

Pensavo che il Weddell Sea sarebbe stato uno degli ultimi posti in cui avremmo visto tutto ciò”, sono le parole di uno dei ricercatori. Nemmeno a dirlo è tutta colpa dell’uomo, fingiamo di non sapere, di non vedere, ma quello che sta succedendo è spaventoso.

L’ultima speranza

Le immagini satellitari parlano chiaro: il ghiaccio della baia non è più quello di una volta. Ogni anno si riduce drasticamente di più, così come le coppie che ancora si rifugiano lì, piccole macchie nere, sostituiscono quella che una volta era la più grande colonia di pinguini al mondo. Eppure i ricercatori non hanno perso la speranza. A 55 chilometri di distanza c’è una baia che ancora sembra resistere ai cambiamenti climatici: Dawson Lambtona, già popolata da un’altra colonia. I ricercatori sperano che molte coppie si siano già trasferite all’altra colonia, attaccati a un flebile filo di speranza. Sperando, tra l’altro, che la baia di Dawson Lambtona resista ancora a lungo.


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