Purtroppo quest’estate, come spesso succede, la Sardegna è stata devastata dagli incendi, in particolar modo quelli che hanno colpito la zona dell’Oristano. Ma quello a cui abbiamo assistito è stato uno sterminio di animali, di cani e gatti, e non solo. Abbiamo, però, visto anche tanta vicinanza e solidarietà. Nonostante ciò a pagarne il prezzo più caro, come sempre, sono stati gli animali.
Il cane Angelo e gli amici veterinari
Per capire il dramma che si è vissuto in quei giorni vogliamo iniziare con un racconto in particolare. In realtà i casi analoghi sono stati in molti, ma oggi vogliamo ricordare il cane Angelo. Angelo non c’è più. Dopo la corsa in clinica e l’attento lavoro dei veterinari, il simpatico cagnolone non ce l’ha fatta. Le ustioni erano troppo gravi, il dolore troppo grande.
L’evento ha avuto una certa risonanza sui social, per questo Angelo è tra i pochi delle tante vittime degli incendi in Sardegna di cui se ne ricorda il nome. Ma mentre i veterinari cercavano di salvarlo la clinica era piena e i veterinari disperati lanciavano un appello.
“Noi curiamo circa 200 randagi l’anno, tutti animali fracassati, tutti con il diritto di essere assistiti come si deve e non di essere abbattuti. Mi arrivano in clinica politraumatizzati, dobbiamo intervenire con tre o quattro interventi. Quello che facciamo lo dobbiamo a questi essere viventi.
Noi tutti veterinari siamo responsabili nei confronti di questi animali in un modo che a oltre la nostra professione”.
Gli altri animali della clinica
Insieme al cagnolone Angelo, raccontano, c’era una cerbiatta, una cinghialina, il cagnetto Cenerino, con tutte e quattro le zampe ustionate, la volpina Rosa Fumetta.
Moltissimi animali selvatici, dei quali normalmente non si preoccupa nessuno ma che, stranamente, durante un cataclisma come questo diventano “visibili”.
“Questi animali sono vite, come tutte le altre. Sono individui. Purtroppo la gente ha questa dicotomia nel cervello: il bambi tenero da accarezzare e il maiale d’allevamento da continuare a divorare. Quella cinghialina ce l’hanno portata i cacciatori che un minuto prima le avrebbero sparato in testa. Spero quindi che in questa situazione d’emergenza e sofferenza, la sensibilità verso questo paradosso aumenti e io vogli fare la mia parte”, commenta la veterinaria.
L’intervento della LAV dopo gli incendi in Sardegna
Sul posto è prontamente intervenuta anche la LAV, che si è trovata davanti a venti mila ettari di terreno devastati dagli incendi. Lì sorgevano tantissime aziende agricole, con un numero inquantificato di animali rimasti uccisi. Pecore, capre, cavalli, asini, fauna selvatica e cani e gatti domestici.
Il racconta di un volontario della LAV: “Tra gli animali soccorsi una pecora gravemente ferita, un’asina ustionata, due cani intossicati, alcuni cani trovati vaganti e ricongiunti ai proprietari”.
“Si lotta per la vita di ogni animale”.
I cani e i gatti dei rifugi
Un prezzo altissimo lo hanno pagato i cani e i gatti rimasti intrappolati dai rifugi. Nei luoghi dove gli incendi imperversavano più duramente, i volontari non sono riusciti a raggiungere i rifugi e gli animali erano addirittura impossibilitati a scappare. Una tragedia immane.
Triste è stato il destino di un gattile a conduzione familiare di Oristano, dove hanno perso la vita 28 gatti. Un volontario dell’Enpa era accorso sul posto, ma era ormai troppo tardi: “Quando siamo arrivati la situazione era già compromessa: il tetto stavo crollando, il proprietario del gattile era stato ricoverato dopo aver portato in salvo due cani. Una tragedia”.
Ma qualche lieto fine c’è stato e non possiamo che concludere con uno degli esempi più belli. Gli stessi volontari Enpa sono accorsi anche al rifugio per cani del comune di Cabras, ma qui, fortunatamente, sono arrivati in tempo. Tutti e 30 i cani del rifugio sono stati tratti in salvo.