Avete mai sentito parlare della Grindadrap? Questa è un caccia sanguinosa che ha del disumano, centinaia di balene e delfini uccisi a mani nude ogni anno, per il solo scopo di perseguire una tradizione vecchia di anni. Non ci troviamo in un paese remoto del terzo mondo, lontani dalla civiltà moderna, culture diverse dalla nostra ed inverosimili ai nostri occhi. No, siamo a due passi da casa, in uno degli arcipelaghi dell’Unione Europea, le isole Far Oer, Danimarca.
La storia della Grindadrap
Letteralmente Grindadrap significa caccia alla balena, anche se in realtà nel massacro vengono inclusi diversi tipi di cetacei. La caccia alle balene è una tradizione vecchia di molti secoli. Già nell’undicesimo secolo le isole nordiche praticavano questa attività, in quanto in un ambiente così impervio, la carne ed il grasso di balena era una pietanza essenziale sulle tavole faroesi. Neanche la pelle veniva sprecata ,in quanto utilizzata per costruire corde e funi. Ma stiamo parlando di quasi 1000 anni fa, quale è la giustificazione al giorno d’oggi per questa mattanza? Nulla valgono le numerose leggi per contrastare l’estinzione delle balene, la tradizione persiste ancora oggi. Sembra essersi limitata, ma le autorità locali tacciono ed acconsentono la mattanza, mentre gli estranei vengono prontamente allontani nei giorni di caccia. Le leggi quindi esistono ma i faroesi non sembrano preoccuparsi. E dire che le leggi in questione non sono una novità. La più antica legge che regola la caccia alle balene, infatti, risale addirittura al 1298, ritrovato proprio sulle isole Far Oer, la “Sheep Letter”, la quale non vieta la Grindadrap, ma prevede un numero massimo di uccisioni.
Uno spettacolo disumano
Quella della Grindadrap non è solamente una semplice battuta di caccia. Sono centinaia i cetacei che vengono uccisi, nelle 23 spiagge che regolarmente vengono adibite a ciò. I faroesi radunano balene e delfini verso la riva, dove li attende morte certa. Gli uomini che li attendono li uccidono con i coltelli, tingendo il mare di rosso, mentre tutto il resto della popolazione accorre ad “ammirare lo spettacolo”. Per fino i più piccoli. Siamo soliti allontanare il più possibile la morte dagli occhi dei bambini. Anche solo se si tratta della dipartita del pesciolino rosso vinto alle giostre viene mascherato per non lasciare l’orrore nei ricordi dei nostri figli. Eppure alle isole Far Oer i genitori spingono i bambini ad ammirare sempre più da vicino la mattanza, centinai di cetacei squarciati che giacciono sulle spiagge, con le interiora che spuntano fuori, in bella vista, e l’acqua del freddo Mare del Nord che diventa atrocemente rossa. Tutta la popolazione accoglie questo spettacolo disumano come un occasione di festa.
Chi si batte per i cetacei
Tutto ciò è lontano anni luce da ciò che noi comunemente consideriamo festa e fortunatamente c’è chi da anni si batte per i cetacei. I volontari di Sea Sheperd è dagli anni ’80 che regolarmente si recano alle isole Far Oer per contrastare la mattanza. A bordo di piccole imbarcazioni cercano di spaventare balene e delfini, allontanandoli il più possibile dalle rive della morte. Ogni anno nelle isole apparentemente tranquille della Danimarca, i volontari sono soli a combattere contro l’intera popolazione. Tutti sono favorevoli alla Grindadrap e nessuno si schiera dalla parte del team di Sea Sheperd che spesso è stato anche arrestato dalle autorità locali, impedendogli di “rovinargli la festa”. Quest’anno solamente nel primo giorno di “festa” sono stati uccisi 150 esemplari ed arrestati 28 volontari di Sea Sheperd. Arrestati per aver cercato di impedire un massacro. Un massacro che avviene in un paese “civilizzato” come la Danimarca, che non fa niente per impedirlo, sminuendo la cosa anche davanti all’Unione Europea, la quale anch’essa tace. Ma fortunatamente c’è anche chi a stare fermo a guardare proprio non ci riesce e cerca ancora di fare la differenza, www.seashepherd.it.