Recentemente abbiamo assisto a un insolito fatto di cronaca: un’enorme nave cargo è rimasta bloccata nel canale di Suez, impendendo il passaggio di centinaia di altre navi cargo che, per giorni, sono rimaste impantanate nel più grande canale artificiale del mondo. Tra le navi ce ne erano diverse che trasportavano animali vivi, rimasti bloccati senza cure, cibo o acqua. Ora la situazione si è risolta e il traffico è tornato regolare. Ma l’evento ha portato alla luce una questione che vede impegnati gli animalisti da anni ormai, ovvero le pessime condizioni in cui viene trasportato il bestiame. Esaminiamo meglio insieme la situazione.
Il blocco del canale di Suez
La Evergreen è la tredicesima nave cargo più grande nel mondo e recentemente è stata al centro di uno spiacevole incidente nautico. Lo scorso 23 marzo la nave si è incagliata, bloccando il canale di Suez per ben 6 giorni.
I danni sono incalcolabili. Il canale di Suez è uno snodo importantissimo per il traffico commerciale. Esso collega il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso e da lì transitano circa 20.000 navi l’anno.
400 sono quelle che sono rimaste bloccate nel canale nel corso dei sei giorni. Mentre i capitani di molte altre navi hanno deciso di circumnavigare l’Africa, anziché rimanere bloccate nel canale a tempo indeterminato.
Al livello economico si stima che sono andati persi oltre 9 miliardi di dollari. Mentre il greggio ha visto un temporaneo aumento del 6%.
Gli animali bloccati sul canale di Suez
Ma veniamo a noi, perché, tra quelle quasi 400 navi, ce ne erano circa 20 adibite al trasporto bestiame. Ciò ha fatto subito mettere in moto la macchina delle associazioni animaliste.
“La mia più grande paura è che gli animali finiscano il cibo e l’acqua e rimangano bloccati sulle navi perché non possono essere scaricati da qualche altra parte per motivi burocratici.
Rimanere bloccati a bordo significa che c’è il rischio di morire di fame, disidratazione, ferite e accumulo di rifiuti che impedisce loro di sdraiarsi.
Inoltre, nemmeno l’equipaggio può liberarsi dei corpi degli animali morti nel canale di Suez. Siamo di fronte a una possibile bomba a orologeria a rischio biologico per gli animali, l’equipaggio e qualsiasi altra persona coinvolta.”, aveva, in quei giorni, dichiarato la coordinatrice di Animals Internationals.
Si era stimato che sulle navi c’erano circa 130 mila animali bloccati sul canale di Suez, divisi in quasi venti navi. I numeri precisi non sono emersi, ma sembra che erano rimaste bloccate almeno cinque navi spagnole e tredici navi romene.
I precedenti
Quello del Canale di Suez ci rimanda a un evento simile avvenuto non molto tempo fa nel Mediterraneo: quello del cargo Karim Allah. La nave da trasporto bestiame ha vagato nel Mediterraneo per diversi mesi, con 900 vitelli a bordo, riuscendo ad attraccare solamente una volta per fare rifornimento di foraggio.
È rimasta, poi, ferma al largo del porto di Cagliari per 10 giorni, durante i quali la marina italiana e alcune associazioni hanno tentato di scoprire le condizioni degli animali e dell’equipaggio, senza ottenere risposta.
Alla fine il cargo è riuscito a trovare un porto che gli ha dato il permesso di attraccare e la notizia è passata in secondo piano.
Bestiame trasportato in pessime condizioni
Questi eventi hanno portato alla luce una condizione con la quale le associazioni combattono, in realtà, da moltissimo tempo: le pessime condizioni in cui il bestiame è costretto ad affrontare lunghi ed estenuanti viaggi in mare.
“Rampe di carico e scarico troppo in pendenza, spigoli vivi, illuminazione inadeguata, ventilazione e sistema di abbeveramento difettosi, lettiere insufficienti e di scarsa qualità, recinti stipati e a volte talmente bassi che gli animali non possono nemmeno alzare la testa.
Non ci sono responsabili a bordo per valutare la salute degli animali o assicurarsi che vengano trattati secondo le leggi europee. Nessun diario di bordo riporta i decessi, le nascite, le ferite o altri problemi di salute riscontrati dagli animali durante il viaggio in mare”.
Queste sono le condizioni riscontrate in quasi tutti i cargo per il trasporto di bestiame. Dall’Unione Europea partono circa 2 milioni di ovini e bovini che viaggiano via mare verso la Turchia, il Medio Oriente e il Nord Africa. Viaggiano in mare per diversi giorni, senza controllo e in condizioni pessime.
Le leggi europee dicono che “Gli animali non devono essere trasportati in condizioni tali da esporli a lesioni o sofferenze inutili”. Ma nessuno controlla e gli animali viaggiano in condizioni al limite. Le associazioni si battono da anni per loro e noi siamo al loro fianco in questa battaglia.