Era già successo lo scorso anno. Il fenomeno della fuga di pappagalli in Nuova Zelanda si è ripetuto anche quest’anno. Cosa sta succedendo alle migrazioni dei più grandi uccelli del mondo? Il cambiamento climatico sta modificando il loro modo di vivere e spostarsi in giro per il globo? Vediamolo in questo articolo.
Fuga di pappagalli: si cercano le cause
Nel 2021 il fenomeno di cui vi stiamo per parlare si era già verificato. Una migrazione spontanea e senza tempo di pappagalli che dalla Nuova Zelanda si sono diretti verso le montagne. Un anno fa la cosa desto sospetti, ma visto che la quantità di questi “pappagalli migratori” non era poi così ampia, si ridusse tutto alla conclusione che si trattasse di un fenomeno sporadico.
I cambiamenti climatici e l’uomo con le sue continue decisioni legate al disboscamento avevano sicuramente portato queste specie ornitologiche ha cambiare i loro piani per l’inverno. Quello che si sperava era che si fermasse li. Invece quest’anno la fuga di pappagalli è tornata.
Ora si cercano le cause specifiche, anche perché la quantità dei pappagalli che hanno deciso di spostarsi è cresciuta del 7%. Nei prossimi paragrafi andremo ad analizzare il problema e la notizia.
I pappagalli alpini neozelandesi
Andiamo per gradi. Specifichiamo un attimo il tipo di pappagalli di cui stiamo parlando. I protagonisti della nostra storia di migrazione unica ed improvvisa sono i pappagalli alpini neozelandesi. Un tipo di uccello che viste le sue dimensioni e il suo carattere è abituato a vivere tutto l’anno sulla costa (non vi fate ingannare dal nome).
Quindi, perché decidere di spostarsi verso le montagne? La prima risposta è stata “per evitare il contatto con le persone”. Infatti, secondo i ricercatori questo tipo di uccello sopravviverebbe meglio lontano dall’uomo. Spostarsi sulle montagne li aiuterebbe inoltre a sopravvivere alla crisi climatica in corso.
Una scelta naturale che li aiuterebbe anche ad evitare l’estinzione. Questo tipo di pappagallo infatti – denominato anche Kea – sarebbe in via di estinzione e specie a rischio. Il contatto con l’uomo ridurre le sue possibilità di vita perché l’uomo sta adottando metodi e usanze che vanno a modificare il suo habitat naturale.
La fuga di pappagalli è colpa del clima
Come abbiamo visto il Kea è una specie molto vulnerabile e soggetta al cambiamento climatico. Quindi la fuga di pappagalli in oggetto alla ricerca di cui vi stiamo parlando sarebbe causata dal surriscaldamento globale.
Questo tipo di pappagallo ha bisogno di un clima costantemente mite. Se è costretto a migrare verso i ghiacciai e in generale verso le montagne vuol dire che sulla costa fa troppo caldo.
Oltre al clima – come abbiamo accennato sopra – la colpa sarebbe anche (e soprattutto) dell’essere umano. Infatti, più gli insediamenti umani si intensificano, più questo animale si chiude a riccio e cerca rifugio e conforto in posti dove l’uomo non sia ancora arrivato a costruire o disboscare.
Il Kea e l’uomo
La fuga di pappagalli Kea in Nuova Zelanda ha riaperto anche la ricerca nei confronti del comportamento di questi animali nei confronti dell’uomo.
Si tratta di un tipo di pappagallo molto intelligente, a tratti dispettoso, ma anche fortemente curioso. Quando si trovano a contatto con l’umano si comportano in maniera furtiva: non sono rari i casi in cui questo tipo di uccello ha rubato portafogli dalle borse dei turisti o ancora di alcuni esemplari che attaccano i tergicristalli delle auto.
Gli agricoltori non ci vanno molto d’accordo perché il Kea è noto per essere anche un ladro di pecore. Si avete capito bene: questo pappagallo, dall’alto della sua stazza e del suo essere onnivoro, ha anche la possibilità e l’intelligenza di circuire altri animali, attaccarli e ucciderli.
Per questo motivo spesso se colti sul fatto vengono uccisi. Anche per questo motivo sono in via di estinzione: dal 1970 ad oggi ne sono stati uccisi circa 100.000 esemplari.
Fuga di pappagalli… nelle foreste
Se ora si parla di questa fuga di pappagalli Kea verso le montagne, presto potremmo sentir parlare di una fuga di pappagalli verso le foreste.
Infatti, se il surriscaldamento globale continuerà la sua corsa inesorabile gli habitat dei Kea si ridurranno e anche le montagne potrebbero non essere più adatte a creare nidi e zone di vita.
La foresta, ricca di verde e di zone umide, a tratti fresche e a tratti del giusto torpore ricercato da questa specie, potrebbero diventare l’unica vera soluzione per non estinguersi e sopravvivere al clima e all’uomo.