Purtroppo, in questo periodo Post Covid stiamo assistendo a un evento decisamente sconfortante. Durante i lunghi periodi di pandemia e quarantene in molti avevano deciso di alleviare la solitudine adottando un cucciolo. Ma cosa succede ora che si ha nuovamente la possibilità di uscire, di viaggiare e di tornare a vivere una vita il più possibile normale? Gli abbandoni sono aumentati diventando una vera e propria emergenza globale. L’emergenza abbandono post covid è un fenomeno che non possiamo e non dobbiamo ignorare.
Boom di adozioni nel periodo del lockdown
Vi ricordate di quando, nel periodo del lockdown, avevamo assistito a un boom di adozioni? Decine di canili mostravano le gabbie vuote, le strutture erano state letteralmente svuotate.
I dubbi erano molti, già all’epoca. La paura di un ripensamento, una volta superata l’emergenza sanitaria, era tanta e, sfortunatamente, non ci sbagliavamo.
Le adozioni del periodo del lockdown (non tutte si intende, ma molte) non sono state adozioni d’amore ma di convenienza. Avere qualcuno da abbracciare, coccolare, qualcuno con cui passare le giornate, nelle lunghe e interminabili settimane della quarantena.
Ma anche una scusa per uscire. Per che sì, ce lo ricordiamo tutti: i padroni dei cani avevano il “permesso” di uscire per portare i propri amici a quattro zampe a espletare i propri bisogni.
Ma ora che non c’è più bisogno di una scusa per uscire, ora questi animali non servono più e vengono riconsegnati ai canili. L’emergenza abbandono post post covid è terribile ed è impensabile quanto l’essere umano possa essere così freddo, distaccato, insensibile.
Emergenza abbandono post Covid: i numeri dell’Enpa
Se quelle che giungevano nel 2020 erano le immagini dei canili vuoti, quelle che arrivano oggi sono le immagini di strutture nuovamente sovraffollate.
C’è sempre stato il fenomeno della rinuncia, del ripensamento e degli abbandoni. In molti si rendono conto di aver commesso un errore ad adottare il cane, riportandolo indietro al canile. Ma l’emergenza abbandono post Covid è almeno dieci volte maggiore rispetto ai consueti numeri di tale fenomeno.
“Sono dieci volte più di prima. Accade per il 40% dei cani adottati o acquistati in pandemia: con i ritmi che tornano frenetici, la soluzione diventa disfarsene”, spiega Vincenza Buono, delegata Oipa.
La riconsegna del cane al canile sembra essere cresciuta del 35% rispetto ai numeri pre pandemia.
Le statistiche raccolte dall’Enpa dicono che su 3,4 milioni di adozioni avvenute tra il 2020 e il 2021, 117 mila sono stati riconsegnati ai canili. Non solo, il 28,3% di chi ha adottato un cane in pandemia ha confessato di averlo fatto per alleggerire il lockdown, mentre il 5,7% ha, addirittura, ammesso di averlo fatto per aggirare le restrizioni (per uscire a passeggiare con il cane, appunto).
Alcune storie dell’emergenza abbandono post Covid
L’Enpa ha diffuso anche alcune storie, per farci capire cosa stanno passando realmente questi 117 mila cani ritornati a vivere in canile. Sono nomi di fantasia, ma storie reali di un’emergenza abbandono post Covid allucinante.
Zoe è un labrador adottato da una famiglia che voleva alleggerire il lockdown ai loro figli più piccoli. Tuttavia, i bambini sono tornati a scuola e i genitori a lavoro. Zoe non era abituata a stare da sola e ha iniziato a “fare i dispetti in casa”. Così i padroni l’hanno riportata al canile dove l’avevano adottata, confessando di aver commesso un errore.
Morgana è una pitbull che ha avuto un destino ancor peggiore, perché chi l’aveva adottata in tempi di lockdown non ha avuto il coraggio di riportarla in canile, ma l’ha abbandonata in strada.
Anche Nala, nata in piena pandemia nel 2020, è stata abbandonata, dopo che i padroni sono dovuti tornare a lavorare in presenza. Era una buona compagnia finché lavoravano in smart working… ma poi.
Queste sono le storie, più o meno tutte uguali, degli almeno 117 mila cani abbandonati nel post Covid. Questo non è amore. Un cane non è convenienza.