Razze aggressive, cani killer, animali che “impazziscono”… La cronaca purtroppo non è nuova a questo genere di titoli allarmistici. In realtà, la situazione è molto diversa!
Le “razze aggressive” di cui tanto si vocifera, nella maggior parte dei casi, sono soltanto cani selezionati per la difesa. E non certo quei mostri pericolosissimi e letali, magari “creati in laboratorio”, di cui è pieno il Web.
Questi cani negli anni hanno sviluppato una forte reattività e una tempra notevole. L’uomo stesso li ha selezionati in tal senso, “fissando” certe caratteristiche fisiche e psichiche in base alla funzione del cane.
Infatti il lupo, progenitore dei cani, è molto meno aggressivo di quanto non si pensi. Questo animale è, sì, un carnivoro predatore… ma di fronte a una minaccia, il lupo sceglierà sempre la fuga.
Naturalmente, quando l’uomo ha cominciato a utilizzare i lupi addomesticati per la difesa delle sue proprietà, ha dovuto improntare un atteggiamento ben diverso. Da qui la nascita di razze altamente specializzate. Razze che di fronte a una minaccia non indietreggiano né fuggono, ma combattono.
L’aggressività, però, non era mai rivolta al proprietario, e sempre sotto il controllo di quest’ultimo. Ma se è così, perché si verificano casi in cui il cane attacca effettivamente le persone? Cosa è andato storto?
Come vedremo, in questi casi la colpa non è di fantomatiche “razze aggressive”. Se il cane attacca, quasi sicuramente a monte ci sono dei problemi di selezione, una mancata socializzazione o errori di addestramento.
Aggressività intraspecifica
L’aggressività canina può manifestarsi in due diverse forme. La prima è quella intraspecifica, dove cioè il cane attacca altri cani.
Nel lupo, l’aggressività intraspecifica è molto rara. E quando avviene, si manifesta di solito in forma molto ritualizzata. I lupi sono animali sociali, quindi geneticamente predisposti a convivere con altri animali della stessa specie.
Alcune razze canine però sono state selezionate per il combattimento. Di conseguenza, questi cani spesso non vanno d’accordo con i loro simili, soprattutto dello stesso sesso.
Attenzione, però; il combattimento si è sempre inteso fra cani (o al massimo fra cani e altri animali, come orsi e lupi). L’aggressività non doveva mai essere diretta verso l’uomo, anzi questi cani dovevano essere molto docili e obbedienti con i loro proprietari. Il padrone doveva poter essere in grado di trattenere il cane a combattimento finito.
Molti ancora oggi pensano a questo tipo di cani come “razze aggressive”, quando non è affatto vero. Nessuno di questi cani, se ben allevato e socializzato, mostrerà il minimo segno di aggressività verso l’uomo. Semplicemente, si tratta di cani abituati per anni a considerare i loro simili come degli avversari… e che quindi si comportano di conseguenza.
Come il lupo, anche il cane ritualizza molto l’aggressività. Ma al contrario del lupo, le razze canine sono tante, diverse ed eterogenee. Uno scontro anche ritualizzato fra un “cagnone” e un micro-cane può avere conseguenze drammatiche anche se il più grande non intendeva danneggiare il più piccolo.
Razze aggressive; sfatare un mito
L’aggressività interspecifica è invece quella fra il cane e soggetti di altre razze. Nello specifico, è l’aggressività verso l’uomo che spinge a parlare di “razze aggressive” e “cani killer”.
L’uomo ha selezionato questo tipo di aggressività nelle razze preposte alla difesa del territorio o dei beni. Quindi tutte quelle razze il cui scopo è proteggere il proprio nucleo famigliare. Pastori tedeschi, pastori belgi, Akita Inu, Bullmastiff, Dobermann, Riesenschnauzer, Rottweiler sono tutte razze che, di fronte a un intruso, reagiranno con la forza.
Anche in questo caso, però, la selezione non si è svolta “a casaccio”. O almeno… non dovrebbe! Da qui l’importanza di scegliere il cucciolo solo da allevamenti qualificati e che selezionano non solo la morfologia, ma anche il carattere.
Cucciolate di provenienza “cagnara” avranno, spesso, tare caratteriali dovute a una scarsa selezione e socializzazione assente.
Se il cane è di piccola taglia, come un chihuahua o uno yorkshire, questi problemi vengono spesso sottovalutati. La situazione diventa più drammatica se a esibire tare caratteriali è un cane di taglia grossa e appartenente a razze in cui l’aggressività interspecifica non è mai stata inibita.
Un cane allevato “alla carlona”, senza attenzione al rispetto dello standard, potrebbe non essere più in grado di distinguere tra l’aggressività rivolta a intrusi e minacce e quella rivolta allo stesso proprietario.
Quindi è sbagliatissimo parlare di razze aggressive a prescindere. Queste razze nascono con l’intento di difendere la propria famiglia e il proprio territorio, non certo di rappresentare una minaccia. Se allevati correttamente, inoltre, sono del tutto in grado di riconoscere una situazione di effettivo pericolo.
Il “Dobermann che impazzisce”
Una leggenda metropolitana diffusa nell’ambito delle “razze aggressive” riguarda i Dobermann. Molte persone sono ancora convinte che, al raggiungimento dei sette anni, questi cani impazziscano.
Non è chiaro come questa fantomatica bufala abbia preso piede. Negli anni ’80 e ’90 era diffusissima; oggi, per fortuna, la sua popolarità sta incominciando a scemare.
Ma in passato sono state moltissime le persone convinte che la scatola cranica del dobermann smettesse di crescere al fatidico compimento dei sette anni. Il cervello del cane avrebbe invece continuato a crescere, finendo così schiacciato dalle ossa. E spingendo l’animale a impazzire completamente, rivoltandosi contro i suoi proprietari e contro chiunque.
In realtà, a sette anni un dobermann continua a invecchiare come qualsiasi altra razza. Le dimensioni del cranio hanno già raggiunto la taglia definitiva con il raggiungimento dell’età adulta.
Un dobermann di sette anni (ovviamente… selezionato bene) sarà mansueto, docile e intelligente proprio come uno di cinque, di otto o di nove.
Razze aggressive per i bambini? Non è colpa del cane
Si parla molto anche delle cosiddette “razze aggressive” per quanto riguarda la convivenza fra cani e bambini. Molti temono che crescere un bambino insieme a un Rottweiler, un Pittbull o un Pastore Belga sia un’idea folle e pericolosissima.
In realtà le razze da difesa (e non razze aggressive!) sono generalmente molto dolci e mansuete nei confronti dei bambini. Questi cani infatti sono stati allevati da secoli proprio per proteggere il nucleo famigliare. E non c’è dubbio che i bambini rappresentino gli elementi più vulnerabili, che di tale protezione hanno maggior bisogno.
Bambini e cani ben socializzati andranno sempre d’accordoQuando si verificano casi in cui un cane aggredisce un bambino, i motivi in genere sono due. Il cane spesso non è stato socializzato a rapportarsi con i bambini durante le fasi dell’infanzia. Non ha imparato, cioè, che i bambini sono più delicati degli adulti e nemmeno che appartengono alla stessa specie degli umani adulti. Il bambino è in tutto e per tutto un elemento sconosciuto… che in alcuni atteggiamenti può essere scambiato per una preda.
Il caso opposto è quello in cui a non essere socializzato… è il bambino! Spesso i cani vengono lasciati assolutamente in balia dei bimbi. Con la scusa del “cane buono” che si fa fare di tutto, i genitori non insegnano ai bimbi a rispettare e capire il linguaggio canino.
Molti gesti che per un bambino possono trasmettere affetto, come abbracci o pacche sulla testa, per il cane sono gesti di dominanza. O perfino maltrattamenti, nel caso di tirate di coda o dita negli occhi (o in bocca). Il cane, se ben allevato, cercherà di mandare “segnali calmanti” al bambino per esprimere il suo disagio. Purtroppo questi gesti sono spesso letti in modo errato.